Cosa sono le cistiti ricorrenti

Le infezioni delle vie urinarie sintomatiche sono per molte donne un problema di tipo “ricorrente”. Bruciori vescicali e cistiti interessano una donna su due, con recidive in oltre il 30% dei casi.  Tali quadri vengono quasi sempre trattati con l’uso di antibiotici (terapie anche mirate su antibiogramma), che spesso rappresentano un sollievo solo temporaneo per la cistite ricorrente.

Cistite donna: cause

La causa delle cistiti ricorrenti va ricercata nel serbatoio batterico costituito dalla flora fecale (microrganismi aerobi gram-negativi). Questi batteri, normalmente presenti nelle feci, in particolari circostanze possono, aumentando la concentrazione urinaria, infettare le basse vie urinarie determinando il quadro cistitico infiammatorio. Tra questi quello più frequentemente responsabile della cistite è l’Escherichia coli (80% dei casi) poi, lo stafilococco epidermidis (9%) e lo streptococco fecale (1-3%).

Il meccanismo di infezione più frequente nella cistite recidiva della donna è quello “ascendente”, rappresentato dal passaggio dei batteri patogeni dalla zona peri-uretrale all’uretra e quindi alla vescica. Si tratta di un processo a tappe in cui i batteri provenienti dall’intestino colonizzano la vagina e la mucosa uretrale per poi dare origine al fenomeno infettivo vescicale.

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La cistite ricorrente è caratterizzata dallo stesso quadro sintomatologico della cistite con carattere di periodicità. Si definisce ricorrente quando si manifestano almeno 3 episodi nell’arco di un anno.  Tali eventi possono ripresentarsi sotto forma di reinfezioni o come recidive: le prime si manifestano solitamente settimane o mesi dopo la terapia, mentre le seconde poco dopo la sospensione della terapia (entro alcuni giorni).

La sintomatologia tipica si basa su tre sintomi:

  • pollachiuria (aumentata frequenza delle minzioni);
  • bruciore alla minzione;
  • urgenza minzionale (sensazione di stimolo urgente e doloroso di urinare).

Talvolta questi sintomi possono essere accompagnati da presenza di ematuria (sangue nelle urine), febbre e brividi.

La diagnosi di cistite ricorrente si basa oltre che sulla presenza dei sintomi, sui risultati dell’esame delle urine e dell’urinocoltura con conta delle colonie batteriche sviluppate e antibiogramma (ricerca della sensibilità ai vari antibiotici dei batteri riscontrati). Nei casi di cistite recidivante può essere utile l’esame colturale eseguito su tampone vaginale.

METAPLASIA SQUAMOSA

Un fattore predisponente alle cistiti ricorrenti nelle donne è la presenza di metaplasia squamosa a livello del trigono vescicale. Tale quadro risulta essere molto frequente ma solo raramente viene diagnosticato, in realtà molte donne hanno questa alterazione del rivestimento uroteliale del trigono.

La metaplasia anche nota come cistite trigonale, trigonite granulare o trigonite pseudomenbranosa è una condizione benigna caratterizzata dalla presenza di un tessuto squamoso simile a quello vaginale, che si sostituisce al normale epitelio vescicale a livello del trigono vescicale, la regione declive della vescica dove sboccano gli orifizi dei due ureteri. Tale reperto è spesso causato dall’errata differenziazione embriologica durante la formazione della vagina, del retto e della vescica nelle prime settimane di vita fetale.

La caratteristica di questo tessuto, che si può formare anche in risposta a ripetuti stimoli infiammatori, è la permeabilità ai germi patogeni che risalgono l’uretra, a differenza del normale urotelio. Tali batteri colonizzano questa regione, si riproducono con facilità e determinano il corredo sintomatologico della cistite.

La metaplasia è di facile e rapida diagnosi. Effettuando una cistoscopia ambulatoriale si rintracciano, con facilità, le aree papillari a livello trigonale che si differenziano in maniera evidente dal circostante epitelio vescicale.

Il trattamento delle cistiti ricorrenti è altrettanto semplice. In sedazione, senza effettuare anestesia generale, si esegue una elettrofolgorazione delle aree papillari individuate previa biopsia al fine di ottenere la diagnosi istologica di certezza. L’area trattata verrà sostituita, con la guarigione, da tessuto cicatriziale che, come il normale epitelio vescicale, non consente la proliferazione dei batteri. La procedura dura solo pochi minuti, non è dolorosa, e viene effettuata in regime ambulatoriale. Il catetere vescicale verrà rimosso nella giornata successiva.

Il trattamento della metaplasia squamosa in vescica è quasi sempre risolutivo dei quadri di cistite ricorrente nelle donne. Le pazienti riacquistano rapidamente uno stile di vita normale. Il rischio di recidiva dalla metaplasia è basso.

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